Muri portanti e open space: l’importanza di riconoscere ciò che sostiene la tua casa
Creare un open space richiede attenzione: distinguere i muri portanti da quelli divisori è fondamentale per la sicurezza della casa. L’articolo approfondisce come riconoscerli attraverso spessore, continuità e documentazione tecnica. Avverte sui rischi del fai-da-te e sottolinea l’importanza di un progetto ingegneristico e autorizzazioni specifiche per intervenire su queste strutture vitali.
In questo articolo:
Cosa rende un muro “portante”
La funzione dei muri portanti è quella di farsi carico delle sollecitazioni verticali, come il peso proprio della struttura e i carichi accidentali (persone, arredi), e di trasferirle progressivamente verso il basso, fino a dissiparle nel terreno. In aggiunta, svolge un ruolo essenziale nell’assorbire e distribuire le forze orizzontali, come la spinta del vento o le oscillazioni provocate da un terremoto.
Questa duplice capacità di resistenza è ciò che lo distingue da un tramezzo, la cui unica funzione è quella di separare gli ambienti. La sua importanza è tale che la sua progettazione e costruzione sono regolate da normative tecniche molto precise, che ne definiscono i materiali e le dimensioni minime per garantire la sicurezza.
La prima caratteristica che tradisce la sua natura è quasi sempre lo spessore. Un muro maestro ha generalmente uno spessore che supera i 25-30 centimetri, una misura necessaria per conferirgli la robustezza richiesta. Al contrario, le pareti divisorie sono molto più sottili, spesso non superando i 10-12 centimetri.
Un altro indizio visivo, spesso inequivocabile, è la sua continuità verticale. Un muro portante è una colonna di sostegno che, nella maggior parte dei casi, prosegue senza interruzioni dal piano più basso a quello più alto dell’edificio, sovrapponendosi perfettamente piano dopo piano per garantire un trasferimento dei carichi coerente e diretto verso le fondamenta.
Un muro che si trova solo a un piano, senza un corrispettivo ai piani inferiori o superiori, difficilmente avrà una funzione strutturale. I materiali con cui è costruito sono un’ulteriore conferma: mattoni pieni, pietra, blocchi di cemento o cemento armato sono gli elementi tipici delle murature portanti, scelti per la loro elevata resistenza alla compressione.
Un muro in cartongesso o in mattoni forati, invece, nasce già con una vocazione puramente divisoria. Questi indizi, sebbene utili, non sono però sempre sufficienti a raggiungere una certezza assoluta, specialmente negli edifici storici o ristrutturati più volte.
I metodi per riconoscerli, tra planimetrie e prove empiriche
Di fronte al dubbio, il metodo più sicuro e rigoroso per identificare senza errori la natura di un muro è consultare la documentazione tecnica dell’edificio. La planimetria strutturale, o anche la semplice planimetria catastale, rappresenta la “carta d’identità” della casa.
Su questi disegni, i muri portanti sono solitamente rappresentati con un tratto più spesso e marcato rispetto ai tramezzi, una convenzione grafica pensata proprio per evidenziare la gerarchia strutturale. Questo documento, redatto da un tecnico qualificato, non lascia spazio a interpretazioni e costituisce la base per qualsiasi progetto di modifica.
Ottenere queste carte è il primo passo che ogni professionista compie prima di ipotizzare un intervento, perché forniscono una mappa chiara e affidabile delle forze in gioco.
Tuttavia, non sempre si ha accesso a una documentazione così precisa, specialmente per immobili molto datati o la cui storia burocratica è andata perduta. In questi contesti, si fa talvolta ricorso a metodi più empirici, che pur avendo un fondamento logico, vanno considerati con estrema cautela.
Uno dei più noti è la “prova del suono”: bussando con le nocche su un muro portante, si dovrebbe ottenere un suono sordo e pieno, indice di una massa solida e compatta. Un tramezzo, essendo più sottile e spesso cavo al suo interno, restituirà invece un suono più acuto e vuoto, quasi un rimbombo.
Sebbene questa tecnica possa offrire un primo orientamento, la sua affidabilità è limitata. La presenza di intonaci spessi, contropareti isolanti o di impianti potrebbe facilmente falsare la percezione acustica.
Questa fascinazione per le scorciatoie “fai-da-te”, spesso amplificata da tutorial online, rappresenta forse uno dei maggiori rischi nel settore delle ristrutturazioni private, alimentando l’illusione che un’operazione complessa come la valutazione strutturale possa essere ridotta a un semplice test casalingo.
La realtà è che la diagnosi definitiva spetta sempre e solo a un tecnico, come un ingegnere o un architetto, che può avvalersi di strumenti specifici e, se necessario, effettuare piccoli saggi sulla muratura per analizzarne la composizione.
Intervenire su una struttura portante
Stabilito che un muro ha una funzione portante, non significa che sia intoccabile. È possibile modificarlo o addirittura creare delle aperture, ma l’operazione è complessa e richiede un approccio radicalmente diverso dalla semplice demolizione. Non si tratta di rimuovere, ma di sostituire.
Qualsiasi intervento deve essere preceduto da un progetto strutturale redatto da un ingegnere, che calcolerà i nuovi carichi e progetterà le opere di compensazione necessarie per ridistribuirli in modo sicuro. L’obiettivo è garantire che la stabilità dell’edificio non solo venga preservata, ma in molti casi migliorata.
Questo processo richiede autorizzazioni specifiche, come la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) e il deposito del progetto al Genio Civile, l’organo preposto alla vigilanza sulle costruzioni.
L’intervento più comune per creare un’apertura in un muro portante è l’installazione di una cerchiatura. Questa consiste nel realizzare un telaio in acciaio o in cemento armato attorno al nuovo vano, prima ancora di rimuovere la porzione di muratura.
La trave orizzontale superiore, chiamata architrave o putrella, ha il compito di intercettare i carichi che prima gravavano sulla parte di muro da eliminare e di trasferirli ai due elementi verticali laterali, i piedritti, che a loro volta li scaricano a terra. In pratica, si costruisce un nuovo percorso per le forze, che aggirano il vuoto creato.
È un’operazione delicata, che deve essere eseguita da imprese specializzate seguendo scrupolosamente le indicazioni del progetto strutturale. Ignorare questa procedura o affidarsi a personale non qualificato per risparmiare sui costi è una scelta che mette a rischio non solo la propria abitazione, ma l’intero edificio e l’incolumità di chi ci vive.
Conclusioni
La discussione sui muri portanti va oltre la semplice curiosità tecnica. Ci ricorda che le nostre case sono organismi complessi, il cui equilibrio dipende da un’interazione invisibile di forze e materiali.
Rispettare la struttura di un edificio, comprenderne i limiti e le potenzialità, non è un freno alla creatività, ma la premessa indispensabile per trasformare gli spazi in modo intelligente, duraturo e, soprattutto, sicuro.
Take Aways
Lo spessore è il primo indizio, ma non basta. Un muro portante è quasi sempre più spesso di 25-30 cm, mentre un tramezzo si ferma a 10-12 cm. Tuttavia, questo e altri indizi come il “suono sordo” sono solo indicativi e non danno mai una certezza assoluta.
La vera mappa è la planimetria. L’unico modo per essere sicuri al 100% senza un sopralluogo tecnico è consultare la documentazione dell’edificio (planimetria strutturale o catastale), dove i muri portanti sono disegnati con un tratto più spesso.
Il “fai-da-te” è estremamente pericoloso. Qualsiasi valutazione o intervento su una struttura portante deve essere eseguito da un professionista qualificato (ingegnere o architetto). Affidarsi a metodi empirici o a personale non qualificato mette a rischio la sicurezza dell’intero edificio.
Aprire un muro portante non significa demolire, ma sostituire. Non si può semplicemente togliere una parte del muro. È necessario creare una nuova struttura (come una cerchiatura in acciaio o cemento armato) che intercetti i carichi e li ridistribuisca a terra in modo sicuro.
Servono progetto e autorizzazioni specifiche. Qualsiasi modifica a un muro portante richiede un progetto strutturale firmato da un ingegnere e la presentazione di pratiche edilizie obbligatorie (come la SCIA e il deposito al Genio Civile) per essere a norma di legge e garantire la sicurezza.
FAQ
1. Come posso capire da solo se un muro è portante?
Puoi avere alcuni indizi osservando lo spessore (un muro portante di solito supera i 25-30 cm), la sua continuità verticale tra i piani dell’edificio e i materiali con cui è fatto (mattoni pieni, cemento). Anche la “prova del suono” (un suono sordo e pieno) può essere un indicatore. Tuttavia, l’articolo specifica che questi sono solo metodi empirici e non garantiscono una certezza assoluta.
2. Qual è il metodo più sicuro per identificare un muro portante?
Il metodo più affidabile è consultare la documentazione tecnica dell’immobile, in particolare la planimetria catastale o strutturale. Su questi documenti, i muri portanti sono generalmente rappresentati con un tratto più spesso e marcato rispetto ai semplici tramezzi.
3. Si può creare un’apertura (es. una porta o un passavivande) in un muro portante?
Sì, è possibile, ma è un’operazione complessa che non può essere improvvisata. Richiede obbligatoriamente un progetto strutturale redatto da un ingegnere, che calcolerà come ridistribuire i carichi. L’intervento più comune è l’installazione di una cerchiatura (un telaio in acciaio o cemento armato) che sostituisce la funzione di sostegno del muro rimosso.
4. Quali autorizzazioni servono per intervenire su un muro portante?
Per modificare un muro portante sono necessarie autorizzazioni specifiche. L’articolo menziona la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) e il deposito del progetto strutturale al Genio Civile, l’ente che supervisiona la sicurezza delle costruzioni.