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Tariffe d’Estimo: Cosa Sono e Come Funzionano? Tutto ciò che c’è da sapere

16 lug 20196 min. di lettura
Ylenia ZerbiniYlenia Zerbini

Tariffe d’estimo, visure catastali, reddito medio… Avere a che fare con questi iter burocratici è spesso complesso e stancante, fin troppo per chi non è del settore.

Per fortuna non c’è sempre bisogno di figure professionali come notai, commercialisti o avvocati, perlomeno quando si tratta di fare un po’ chiarezza.

In questo articolo affronteremo quindi da vicino il tema delle tariffe d’estimo catastali, fornendoti informazioni utili e pratiche. Vuoi sapere che cosa sono le tariffe d’estimo e come sono disciplinate e determinate? O magari ti interessano gli enti che se ne occupano? Ti stai chiedendo di cosa stiamo parlando?

Di seguito avrai tutti i chiarimenti e le informazioni di cui hai bisogno.

Se ne vuoi sapere di più riguardo la rendita catastale, dà un’occhiata alla nostra Mini-Guida alla Consultazione delle Rendite Catastali.

Tariffa d’Estimo: Definizione

Partiamo con il definire di che cosa si tratta quando si parla di tariffe d’estimo.

Le tariffe d’estimo sono, per l’appunto, delle tariffe utilizzate dallo Stato Italiano e dall’amministrazione tributaria per determinare il reddito generato da un bene immobiliare. Tale bene può non essere necessariamente un immobile ma, come vedremo poco più avanti, anche una proprietà agricola.

Queste tariffe non sono univoche, ma variano a seconda del comune d’Italia in cui ci troviamo e tengono conto di una serie di caratteristiche: la qualità, la categoria e la classe della suddetta proprietà. Questi tre fattori, nello specifico, costituiscono la base sulla quale sono calcolate le rendite catastali.

Nei prossimi  affronteremo direttamente come si calcola il valore di un immobile per ottenere la rendita catastale. Per adesso, però, ti basti sapere che tali tariffe sono stabilite dall’Ufficio del Catasto dell’Agenzia del Territorio e sono rinnovate periodicamente. In particolare l’Agenzia del Territorio, per le tariffe d’estimo, è stata incorporata nell’Agenzia delle Entrate dal 1° dicembre del 2012.

Come determinare le tariffe d’estimo

L’agenzia del Territorio stabilisce che le tariffe d’estimo per i beni immobili siano determinate in base a:

  • zona censuaria in cui si trova l’immobile: non necessariamente un Comune, ma anche un gruppo di Comuni o una porzione di un Comune stesso. Nello specifico una zona censuaria è un territorio con le stesse caratteristiche ambientali e socioeconomiche;
  • tipologia dell’immobile: ossia le categorie catastali, distinte in gruppi dalla lettera A alla F;
  • destinazione d’uso: ad esempio residenziale, commerciale o industriale.

Per quanto riguarda i terreni la tariffa d’estimo per l’Agenzia del Territorio è il reddito per unità di superficie. Queste tariffe, così come per gli immobili, sono determinate in base alla zona censuaria e alla qualità e la classe del Comune di appartenenza.

Le tariffe d’estimo per i terreni si distinguono in:

  • tariffe di reddito dominicale: ossia il reddito relativo alla proprietà;
  • tariffe di reddito agrario: si tratta della somma media annua dell’interesse di capitale e del compenso, che compete al conduttore del fondo, ossia chi esercita l’attività agricola.

Discorso analogo per quanto riguarda gli immobili. Una precisione però è d’obbligo in questo caso: per gli immobili del gruppo A, B e C la tariffa d’estimo è attribuita sulla base della stima del reddito imponibile catastale. Diverso il caso, invece, per quanto riguarda gli immobili dei gruppi D e E: la tariffa d’estimo è calcolata facendo ricorso ad un procedimento di stima d’estimo.

Per consultare le tabelle delle tariffe d’estimo basta consultare gli uffici dell’Agenzia delle Entrate oppure la Gazzetta Ufficiale. Un comodo strumento alternativo è il sito delle tariffe catastali, dal quale è possibile accedere alle tabelle relative per ogni Comune in Italia e zona censuaria.

Per quanto riguarda la capitale, accedendo al sito del Comune di Roma avrete tutte le informazioni relative alle zone censuarie e le relative tariffe d’estimo catastale.

Categorie Catastali

Abbiamo nominato diverse volte finora le categorie catastali. Vediamo quindi da vicino come si classificano i gruppi e com’è calcolata la loro rendita catastale:

  • A: abitazioni ed uffici, dai castelli ed edifici storici e artistici a villini privati e studi. La rendita è calcolata in vani;
  • B: alloggi collettivi, come convitti, caserme, scuole o ospedali senza fini di lucro. La rendita è in metri cubi;
  • C: negozi, magazzini o fabbricati senza fini di lucro. La rendita è calcolata in metri quadri;
  • D: immobili a destinazione speciale, come fabbricati, teatri, edifici galleggianti e case di cure con fine di lucro. La rendita è determinata attraverso la stima d’estimo diretta;
  • E: immobili a destinazione particolare, come stazioni, fabbricati destinati al culto e costruzioni per esigenze pubbliche. La rendita è determinata attraverso la stima d’estimo diretta;
  • F: entità urbane, come aree urbane e unità in corso di costruzione e definizione. Non vi è rendita catastale.

Per un’occhiata più approfondita e specifica puoi dare un’occhiata al sito dell’Agenzia delle Entrate.

Tariffe d’Estimo: applicazione pratica

Abbiamo chiarito finora cosa sono le tariffe d’estimo e come determinarle. Ma a cosa servono nella pratica? E come si applicano?

Le tariffe d’estimo servono per determinare la rendita catastale di un bene censito al Catasto. Calcolare questa rendita è molto semplice. Ti basta moltiplicare la tariffa d’estimo che possiedi per i vani o i metri cubi o quadrati a seconda della categoria dell’immobile.

Per visionare la rendita catastale puoi recarti presso l’Ufficio dell’Agenzia del Territorio. Oppure, puoi farlo collegandoti alla pagina specifica delle rendite catastali del sito dell’Agenzia delle Entrate e sarai guidato passo passo.

Al di là di tutto, bisogna tenersi sempre ben informati riguardo i valori delle tariffe d’estimo, così da ottenere una rendita catastale reale e priva di errori. Questo piccolo aggiornamento ti permetterà di pagare Imu, Tasi e Tari corrispondenti al reale valore del tuo immobile.

Hai già effettuato la rendita catastale ma hai bisogno di una rivalutazione? Leggi la Mini-guida alla Rivalutazione della Rendita Catastale.

Cenni storici

Le tariffe d’estimo dell’Agenzia del Territorio sono state determinate con DPR 29/0971973 e DM del 13.12.1979. Successivamente ci sono state delle rivalutazioni in base al DMF 20/01/1990 n° 3/355.

Fino all’unificazione d’Italia esistevano diversi catasti che applicavano tariffe d’estimo differenti tra loro. Con la legge Messedaglia o fondamentale del 1° marzo 1882, n. 3682, venne istituito un e Nuovo Catasto Terreni, unico per tutta l’Italia.

Come abbiamo già detto, nel corso degli anni queste tariffe hanno subito delle modificazioni e sono state revisionate a seconda dei cambiamenti economici del Paese. In particolare le tariffe d’estimo sono state riviste nel:

  • 1922 con RDL del 07.01.1923: furono aggiornate dopo la 1° guerra mondiale;
  • 1939 con la legge del 29.06.1939: tutti gli estimi vennero rivisti;
  • 1979 con DPR 29/0971973 e DM del 13.12.1979: tali revisioni sono entrate in vigore nel 1988 e sono tutt’ora in uso;
  • 1990 con DMF 20/01/1990 n° 3/355: questo decreto stabilisce che almeno ogni 10 anni vengano rivalutate le tariffe d’estimo.

Al giorno d’oggi, invece, le tariffe d’estimo sono rivalutate dai Comuni stessi e sono rese pubbliche dall’Agenzia del Territorio.

Perché le tariffe d’estimo sono importanti?

Come abbiamo già detto in precedenza, conoscere il reale valore del proprio immobile e dunque la tariffa d’estimo catastale di appartenenza è fondamentale. Un errore sulla rendita catastale e sarai costretto a pagare imposte in eccesso, da quelle sulla prima o seconda casa a quella sui rifiuti. Ma chiariamo più nel dettaglio perché sono così importanti.

Il decreto salva-Italia , infatti, ha stabilito la necessità di nuove tariffe d’estimo, affinché ogni immobile abbia un valore coerente e reale. In questo modo è possibile stabilire la differenza di valore tra un appartamento con cinque vani, un monolocale e un palazzo signorile di valore storico e artistico. Stessa cosa per quanto riguarda i fabbricati, i locali commerciali e gli immobili utilizzati senza fini di lucro. Insomma le categorie A, B e C già visionate.

La nuova imposta patrimoniale, stabilita in base alle tariffe vigenti, permette quindi una tassazione più equa di terreni ed immobili. L’unità di consistenza è il metro quadro/cubo e gli estimi catastali sono basati su calcoli che tengono conto dell’ubicazione e della classe dell’immobile.

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